Progetto P.E.G.A.S.U.S, monti Adirondack

Peter Parker scende dalla macchina che lo ha portato fin qui, osservando l’insegna con impresso un cavallo alato stilizzato e la scritta Potential Energy Group/Alternate Sources/United States.

I ricordi delle sue avventure in questa installazione[A] sono interrotti dalla voce della sua assistente Melati Kusuma che si lamenta con l’autista, colpevole solo di essersi offerto di aiutarla a spostarsi sulla sedia a rotelle che ha recuperato dal bagagliaio.

-Giù le mani, posso farcela da sola!

-C’è qualche problema? – chiede una voce familiare, forse l’ultima che Peter si aspettava di sentire in un luogo del genere: appartiene ad un uomo che indossa un completo nero come se fosse la prima volta nella sua vita in cui tenta di essere elegante.

-L’Uomo Sabbia! – esclama Peter; anche se il Senso di Ragno non pizzica, anni di battaglie gli fanno istintivamente portare le mani ai lanciaragnatele, pur sapendo benissimo che il suo vecchio avversario non è un criminale da parecchio tempo.

-Ho smesso di usare quel nome. Mi chiami pure signor Marko, mister...

-Dottor Parker. Come mai il vestito da funerale, Marko?

-Sono il responsabile della sicurezza del Progetto PEGASUS, non potevo continuare a presentarmi con la solita maglietta. Mi hanno chiesto di mantenere una certa immagine professionale.

-Sembri più il buttafuori di una discoteca da quattro soldi.

-Posso benissimo buttare fuori chi continua a fare battute stupide – risponde Marko, avvicinandosi a Peter e guardandolo dall’alto verso il basso nel tentativo di intimidirlo. Prima che Peter possa rispondere a tono, una splendida rossa interrompe i due:

-Dottor Parker, finalmente. Sono molto felice di vederla – lo saluta la dottoressa Necker, ignorando completamente l’Uomo Sabbia e Melati per stringere la mano a Peter.

-Penso saremo i terzi incomodi di questa visita – commenta la ragazza sulla sedia a rotelle.

-La Necker non ha neanche notato la mia nuova giacca. A te piace, vero?

-Sembri un becchino che ha svaligiato un negozio di smoking.

-Me la vedrei più volentieri con l’Uomo Ragno che con voi due – sbuffa l’Uomo Sabbia.

 

Marvel IT presenta
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#103 – Fossili

di Fabio Furlanetto

 

Nguyen Physical Therapy Center, Harlem

Flash Thompson fissa con disappunto la scritta sulla porta d’ingresso: il “centro” è solamente una palazzina fatiscente situata a metà tra due vicoli: uno ricoperto di graffiti e l’altro di immondizia.

-Non si bada proprio a spese, vedo.

-Scusa tanto se con il salario di un call center non posso permettermi altro – risponde sua sorella Jesse, aprendo la porta al posto di Flash.

-Ti ripagherò, Jesse, promesso.

-Non sarà necessario... ho riscosso un favore che pagherà tutte le sedute di cui avrai bisogno.

-Che genere di favore? Guarda che sarò anche ridotto ad un mingherlino, ma se qualcuno prova ad approfittarsi della mia sorellina...

-Eugene, sono una donna adulta, non ho bisogno che tu mi difenda.

-“Flash” – la corregge il fratello.

-Non riesco a credere che usi ancora quello stupido soprannome. E datti una mossa – lo incita Jesse, praticamente trascinandolo con la forza verso lo studio vero e proprio. Nonostante l’ingresso poco invitante, deve concedere che il proprietario si è dato decisamente da fare per rimettere in sesto l’interno per farlo sembrare quantomeno rispettabile.

-Ora cerca di comportarti al meglio. Dottoressa Nguyen? – chiede Jesse, aprendo la porta dello studio. Seduta alla scrivania c’è una donna vietnamita in camice bianco che evidentemente non si aspettava questo incontro.

-Flash? – chiede ad occhi spalancati.

-Sha Shan? Cosa ci fai qui!? – domanda esterrefatto Flash.

 

Progetto P.E.G.A.S.U.S, monti Adirondack

Dopo essere passati attraverso i controlli di sicurezza, Peter si chiede cosa sarebbe successo se non avesse portato con sé l’unico paio di lanciaragnatele che possiede in grado di non far scattare i metal detector.

“Se i componenti non costassero un accidente di più di quelli che uso di solito sarebbe bello renderlo uno standard” pensa Peter, la cui espressione riflessiva coglie l’attenzione dell’Uomo Sabbia.

-Qualcosa non va?

-Stavo pensando che avete degli standard di sicurezza piuttosto alti, anche per un laboratorio governativo.

-Abbiamo alzato la guardia da quando siamo stati rapinati dagli alieni. [B]

-Ouch. Chissà che mal di testa con l’assicurazione.

-Sei un tipo strano, Parker. Quando parlo di alieni, di solito la gente è un po’ più sorpresa.

-Sono di New York, per le invasioni aliene non si chiudono neanche più le scuole.

-Va bene la sicurezza, ma c’era proprio bisogno di smontare la mia sedia a rotelle? Cos’è, avete paura che sia un’autobomba in incognito? – chiede Melati.

-Non si può mai essere troppo sicuri. A volte le minacce peggiori sono quelle in bella vista – risponde criticamente la dottoressa Necker, facendo strada al gruppo per procedere verso i laboratori... e se potesse ancora farlo, Melati starebbe già correndo da una parte all’altra per toccare con mano tutti gli strumenti ed i campioni in bella vista.

-E’ uno spettrografo genetico quello!? Non ce ne saranno più di tre al mondo fuori da Genosha!

-Cinque, a dire la verità, ma noi ne abbiamo due – risponde la dottoressa.

-E quella è una centrifuga quantica! Se avessimo una cosa del genere all’università... – dice Melati.

-Probabilmente perderei il lavoro, visto che costa più di quanto guadagnerei in cent’anni – risponde Peter, che a differenza di lei ha visto laboratori che fanno sembrare questo un set del Piccolo Chimico.

-Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto la vostra consulenza – continua la dottoressa Necker, andando dritta al punto facendo entrare i visitatori in un laboratorio separato dagli altri da una porta a tenuta stagna: dall’altra parte, la temperatura è decisamente più bassa.

Contiene quella che sembra in tutto e per tutto una gabbia, e al suo interno qualcosa di vagamente umanoide.

Rannicchiato in posizione fetale, il suo corpo è ricoperto di spesse scaglie.

-Stegron, l’Uomo Dinosauro! – esclama Peter, riconoscendo subito uno dei suoi nemici.

-Vincent Stegron, sì, ex collaboratore del dottor Connors, trasformatosi in questo mostro dopo essersi iniettato DNA di dinosauro – spiega la dottoressa Necker.

-“Mostro”? – ripete Melati, trovando il termine poco gradevole.

-Che razza di nome è “Stegron”? – si domanda l’Uomo Sabbia.

-E’ vivo? – chiede Peter, toccando la gabbia per attirare la sua attenzione e senza riuscire ad ottenerla.

-Sì, ma non siamo riusciti ad ottenere una reazione. E’ stato trovato in questo stato letargico nella Terra Selvaggia; speriamo che lei possa aiutarci a trovare un modo di risvegliarlo, e forse persino curarlo.

-Curarlo da cosa? – chiede Melati, ricevendo un’occhiata perplessa da tutti i presenti.

-Dinosaurite? Ce l’ha un nome questa cosa? – si interroga l’Uomo Sabbia.

-“Questa cosa” è una procedura medica sperimentale a cui Stegron si è sottoposto di propria spontanea volontà; non abbiamo il diritto di manipolare il suo DNA senza il suo consenso – insiste Melati.

-Prima di discutere di etica, vorrei eseguire dei test per controllare la salute di Stegron. Da quello che so di lui, qualunque cosa l’abbia messo al tappeto non può essere presa alla leggera – cambia argomento Peter.

-Sono d’accordo, Dottor Parker. I miei superiori hanno studiato a fondo il suo lavoro e sarebbero inclini ad assumerla... se riuscirà a risvegliare Stegron, o meglio ancora a dirci che cosa lo ha indotto in questo stato letargico – rivela la Dottoressa Necker.

-Un secondo: mi state offrendo un posto al Progetto PEGASUS!? – si meraviglia Peter.

“E magari alle Avanzate Idee Meccaniche se ci darai indizi su come replicare l’effetto contro altri super-esseri del calibro di Stegron” pensa la dottoressa.

 

Nguyen Physical Therapy Center, Harlem

Jesse Thompson deve bloccare la porta per evitare che suo fratello Flash esca dallo studio, mentre la dottoressa seduta alla scrivania sembra aver superato lo shock di rivederlo.

-Un secondo, voi due vi conoscete? – chiede Jesse.

-Sì, ecco, noi due, uhm, stavamo assieme all’università – rivela Flash.

-Aspetta, aspetta. Sei quella Sha Shan? La “bomba asiatica sexy” di cui mi parlavi sempre!?

-“Bomba asiatica sexy”? – ripete la donna, alzando un sopracciglio.

-Potrei aver leggermente, ehm, che ci fai qui!?

-Ci lavoro.

-Voglio dire in America! Non eri tornata in Vietnam dopo che...

-Dopo che ti ho mollato per avermi tradita con quella sgualdrina giornalista, come si chiamava? Betsy?

-Jesse, per favore, ti dispiace aspettare fuori? – chiede Flash.

-Oh sì che mi dispiace, questa non me la perderei per niente al mondo!

-Miss Thompson, preferirei anch’io restare da sola con il paziente. E non si preoccupi, la nostra precedente relazione non avrà impatti sulla terapia: è passata molta, davvero molta acqua sotto i ponti.

-Questa me la paghi – dice Jesse al fratello facendogli una smorfia ed uscendo dall’ufficio.

Flash si mette a sedere e ad osservare Sha Shan, lasciando passare quella che gli sembra un’eternità prima di avere il coraggio di parlare.

-Ti trovo bene – è il massimo che riesce a dire.

-Anche tu, considerato quello che hai passato. Ho visto un servizio su di te. Non dev’essere stato facile.

-No, non lo è stato. Grazie per non aver detto a mia sorella che, ecco...

-Che l’ultima volta in cui ci siamo visti mi hai picchiata? Non è un qualcosa a cui mi piace ripensare. [C]

-Neanche a me. Potrei trovare mille scuse per quello che stavo passando all’epoca e parlare di quanto sono cambiato, ma so che non basta. Se non mi vuoi come paziente, lo capirò.

-Anche se volessi, non potrei. Non è stato facile completare gli studi, ottenere una licenza ed affittare questo posto... ho fatto parecchi debiti. Chi paga per la tua riabilitazione mi aiuterà ad estinguerli se io aiuto te.

-Suona un po’ minaccioso. Se vuoi posso parlare io con questa gente.

-Ah, il solito vecchio Flash. Sempre pronto a giocare all’eroe. Ma troppo fiero di te per accettare che siano i Vendicatori a pagare per la tua riabilitazione, vero? Non sia mai che qualcuno scopra che il Grande Uomo Del Campus ha i piedi d’argilla.

-Non ci hai messo molto a capirlo, vedo. L’ho sempre detto che sei più intelligente di me.

-Non è un traguardo particolarmente difficile da superare, Flash.

-Prendermi in giro farà parte della terapia?

-No, ma lo considero un bonus bene accetto.

 

Progetto P.E.G.A.S.U.S, monti Adirondack

Normalmente, lavorare in un laboratorio così avanzato sarebbe una vera e propria pacchia per Peter Parker.

Invece di concentrarsi sulle cellule di Stegron, invece, i suoi pensieri sono tutti dedicati alla proposta della Necker; è così evidente che Melati deve passargli su un piede con la sedia a rotelle per riportarlo alla realtà.

Non che serva a molto: Peter non se ne accorge neanche, fino a quando lei non parla.

-Wow. Avevo sentito che aveva la testa tra le nuvole, dottor Parker, ma questa...

-Come? Stavo... ouch! Stai attenta a dove vai! – si lamenta Peter, fingendo di essersi fatto male.

-Se il problema non le interessa, posso pensarci io a Stegron.

-Dopo la tua uscita di prima, inizio ad aver paura che tu voglia aiutarlo a scappare. Lo sai che è un criminale, vero? Dovrei controllare, ma sono abbastanza sicuro che sia ricercato.

-Quindi possiamo fargli tutti gli esperimenti che vogliamo solo perché è stato catturato? Voglio dire, so che hanno provato ogni genere di terapia sul dottor Connors, ma almeno lui non vuole rimanere Lizard.

-E ti preoccupa l’idea che qualcuno in una situazione simile sia forzato a perdere i poteri.

-Che idee strane che ha, dottor Parker – si difende la ragazza, diventando improvvisamente interessata al più vicino microscopio.

“Già, solo perché sei segretamente Komodo ed hai paura che qualcuno faccia esperimenti su di te nel caso diventi di dominio pubblico” pensa Peter, che per il momento preferisce onorare l’identità segreta di Melati.

-Ho bisogno di una pausa, vado a fare due passi – cambia quindi argomento.

-Beato lei che può – è la controbattuta della ragazza in sedia a rotelle.

-Scusa. Non l’ho fatto apposta a...

-Si rilassi, dottore, non riuscirei ad alzarmi dal letto la mattina se non avessi il senso dell’umorismo. Ed un posto dove parcheggiare la sedia.

-Cerca solo di non resuscitare un terrificante mostro mentre non ci sono – si raccomanda Peter, lasciando il laboratorio. Ci vuole un po’ prima di trovare una zona sufficientemente calma perché possa fidarsi a recuperare il cellulare e a comporre il primo numero in memoria.

 

Uno studio televisivo di New York

Una giovane donna in uniforme resta in piedi di fronte al tavolo della cucina; i suoi occhi sono nascosti da occhiali da sole mentre osserva un’altra donna che sta piangendo, la testa appoggiata sul tavolo per non farsi vedere. La rossa si toglie gli occhiali da sole, con un misto di compassione e determinazione nei suoi occhi mentre si avvicina: con delicatezza fa alzare la testa alla donna che piange, osservando i lividi sul suo volto.

-Non è stato un super-criminale a farti questo, vero?

-No... era quello che lui mi ha ordinato di dire... a picchiarmi è stato...

♫Well brunettes are fine man, and blondes are fun, but when it comes to getting the dirty job done♫

-Stop, stop, stop!!! Cos’è questa musica!? – urla qualcuno.

Si sentono numerose lamentele e l’attrice dai capelli rossi risponde mortificata:

-Scusate! E’ la suoneria del mio cellulare[D] , pensavo di averlo lasciato in camerino!

-Va bene ragazzi, cinque minuti di pausa e la rifacciamo! – ordina il regista.

-Dieci, adesso devo rifarmi il trucco; e quella era una scena da Emmy – si lamenta l’altra attrice.

-Mary Jane. Non bastava lamentarti della sceneggiatura, adesso mi rovini pure le riprese?

-Mi dispiace, davvero, non si ripeterà più!

-Lo spero bene – taglia corto il regista, chiaramente infuriato, prima di allontanarsi.

Dopo essersi assicurata che nessuno la stia ascoltando, Mary Jane richiama il numero a cui risponde Peter.

-Sarà meglio per te che il mondo stia per finire – inizia la conversazione.

-Scusa, è un brutto momento? Mi sei mancata, Mary – inizia Peter. Dato che non la chiama mai così, MJ lo riconosce come il segnale che hanno concordato come “qualcuno potrebbe ascoltare questa conversazione”.

-Stiamo girando Agents Of FBSA. Ho una scena dove confronto la moglie di un super-eroe che lo accusa di averla picchiata, e credo che il regista mi odi a morte per quanto mi sono opposta alla trama.

-Perché, cos’ha che non va? E’ solo un telefilm.

-Sì lo so, ma certi super-eroi già non hanno vita facile con il pubblico, non voglio peggiorare le cose.

-In un telefilm del genere è inevitabile che non si parli sempre bene di chi ha i super-poteri.

-Immagino di noi. Come vanno le cose al Progetto P.E.G.A.S.U.S?

-Oh benissimo: ho incontrato qualcuno che qualche volta ha provato a uccidermi, sto pensando di lavorare per loro e devo curare un uomo-dinosauro. Niente di che, insomma.

-Aspetta aspetta, lavorare per loro? Sul serio?

-Sì non è fantastico? La paga di base è cinque volte quello che guadagno oggi!

-Peter, è stupendo! Se ti hanno già offerto così tanto, devono essere davvero interessati a te!

-Sì, ecco, non è che hanno esattamente parlato di cifre, ma ho letto qualcosa su di loro, qualche volta. Parecchie volte. Alla settimana. Nell’ultimo mese.

-Ne parli come se fosse il tuo lavoro ideale.

-Non sei troppo lontana dalla verità. Potrei dedicare tutto il mio tempo alla ricerca, e non a cose qualsiasi, qui stiamo parlando di uno dei laboratori più avanzati del pianeta! Sarei un idiota a non accettare immediatamente!

-Fammi immaginare: hai chiamato me perché pensi che sia una pessima idea.

-Ecco, c’è il piccolissimo problema che non posso fare il pendolare tra Queens e gli Adirondack: dovrei trasferirmi qui. Non ci sono scuole per May e non è esattamente Hollywood, quindi non potreste seguirmi... ci vedremmo solamente nei weekend.

-Peter... non è che la cosa mi faccia impazzire, ma se è qualcosa a cui tieni, non sarebbe impossibile trovare un compromesso. Già adesso siamo entrambi fuori casa la maggior parte del tempo!

-Anche se fosse, che ne sarebbe del mio... hobby? Non avrei fisicamente il tempo per... lo sai.

-Peter, ne abbiamo già discusso un’infinità di volte: sei l’unico a poter decidere quando è ora di abbandonare il tuo hobby, ed io ti sosterrò qualsiasi sia la tua decisione. Ma non puoi cercare di scaricare su di me la responsabilità di una scelta del genere.

-Hai ragione. E’ che... sogno di lavorare in un posto del genere da quando ero bambino.

-Peter, la gente normale sogna lavori un po’ più divertenti.

-Cosa c’è di più divertente della super-scienza?

-Mi fido che prenderai la scelta giusta. Adesso devo andare, tigrotto, altrimenti finirò col dovermi trovare anch’io un altro lavoro. Chissà se al Progetto PEGASUS. cercano modelle dai capelli rossi.

-Qui? Nah, da quando sono arrivato ho visto solo uomini grassi e pelati.

-Non ti sei portato dietro la tua giovane assistente?

-Come? La linea è disturbata, MJ, mi senti, pronto? – risponde Peter, prima di riappendere.

 

Nguyen Physical Therapy Center, Harlem

Flash non lo ammetterebbe neanche sotto tortura, ma forse aveva veramente bisogno dell’aiuto di una fisioterapista: nonostante i muscoli indolenziti, per la prima volta da quando è tornato dalla sua presunta morte si sente nuovamente vivo.

Aver passato qualche ora a stretto contatto con una bella donna di certo ha aiutato.

-Devo ammettere che sai il fatto tuo, Sha Shan – si complimenta, mentre entrambi escono dall’edificio.

-Almeno uno di noi all’università studiava. Non dimenticare il tuo bastone – gli ricorda Sha Shan.

-Mi sento un vecchio ad usare quest’affare.

-Eppure ti lamenti come un bambino. Tua sorella non doveva passare a prenderti a quest’ora?

-Le avranno fatto fare per l’ennesima volta degli straordinari al suo call center; per me quelli sono convinti di lavorare per i Vendicatori. Sembra sempre questione di vita o di morte.

-Di cosa si occupa esattamente questo call center?

-E chi lo sa. Le manderò un messaggio per dirle che vado direttamente a casa... tu hai già finito?

-Se avessi molti clienti oltre a te non avrei bisogno di riscuotere favori per restare in affari.

-Capisco. Ti va di prendere un boccone assieme?

-Flash, per favore – sospira Sha Shan alzando gli occhi al cielo.

-C’è qualche problema, signorina? – domanda un perfetto sconosciuto; è appena sbucato dal vicolo pieno di graffiti, ma l’odore di alcool lo ha preceduto di parecchio.

-No grazie, nessun problema – taglia corto la donna, accelerando il passo. Lo sconosciuto l’anticipa e le si para davanti, mentre altre due uomini escono dal vicolo.

-Io invece direi di sì. Una cinesina che se ne in giro da sola la sera ad Harlem non è un bel vedere.

-Sono vietnamita. E voi fareste meglio ad andarvene – risponde Sha Shan, allungando una mano verso Flash.

-Perché, altrimenti il tuo fidanzatino ci picchia? – chiede uno degli altri, avvicinandosi a Flash e guardandolo negli occhi con aria di sfida.

-Vi avverto, sono un campione di pugilato – risponde Flash.

-Di cosa, peso piuma? La ragazza ha più muscoli di te! Dai bella, facci vedere cosa hai sotto quei...-

L’uomo non termina neanche la frase: Sha Shan toglie il bastone dalle mani di Flash e lo usa per colpire lo sconosciuto sul naso. Gli altri due si avventano su di lei, ma Sha Shan riesce a scansarsi e ad usare il bastone per fargli perdere l’equilibrio.

-Sono cintura gialla di Vovinam Việt Ðạo[E]. Andate da qualche altra parte a creare problemi.

-A noi piace qui – replica il primo sconosciuto, estraendo una pistola e puntandola contro Flash... che non sembra essere minimamente preoccupato dalla situazione.

-Amico, hai una vaga idea di quanta gente ha minacciato di uccidermi nel corso degli anni? Non ti sei neanche reso conto che ti sto solo distraendo.

-Distraendo da co- inizia a rispondere l’uomo, prima di essere colpito dal bastone lanciato da Sha Shan.

Non è abbastanza forte da fargli perdere i sensi, ma sufficiente a fargli cadere di mano la pistola. E’ ormai abbastanza chiaro che queste non erano le facili prede che speravano, e tutti e tre i delinquenti se la danno a gambe levate mentre Flash si mette in tasca la pistola per recuperare il cellulare.

-Bel lavoro! Una volta li avrei rincorsi, ma stavolta ci penserà la polizia. Pensi di poterli riconoscere?

-No! Niente polizia! – risponde rapidamente Sha Shan, affrettandosi ad interrompere Flash prima ancora che possa comporre il 911. Da quando l’ha re-incontrata ha mantenuto una maschera di indifferenza, ma adesso sembra a dir poco terrorizzata dall’idea di coinvolgere le autorità.

-Sha Shan, siamo stati aggrediti! Non c’è motivo per...

-Aggrediti? Io non ho visto nessuna aggressione. Devi esserti sbagliato, Flash.

-Sei impazzita!?

-Tôi đã thấy không , rất muộn – risponde Sha Shan scuotendo la testa, dimenticandosi che Flash non parla vietnamita finché non vede la sua espressione preoccupata.

-Non ho visto nulla, è molto tardi. Devo andare – taglia corto lei, allontanandosi troppo rapidamente perché Flash possa starle dietro nelle sue condizioni.

-In che guaio ti sei messa, Sha Shan? – si domanda il suo ex fidanzato.

 

Progetto P.E.G.A.S.U.S, monti Adirondack

Flint Marko non si trova mai a suo agio nei laboratori scientifici; gli ricordano troppo quelli di Wizard e di Mister Fantastic. Il che rende abbastanza ironico che abbia scelto di lavorare proprio qui, ma almeno è una possibilità di ricominciare da zero: può non aver avuto una carriera particolarmente degna di nota come Vendicatore, ma è incredibile quante porte ti apra avere una cosa del genere nel curriculum.

-Dov’è Parker? – chiede a Melati, che sta lavorando a qualche strano intruglio chimico senza che nella stanza ci sia nessun altro oltre al corpo immobile di Stegron.

-In giro. Non sei un granché come capo della sicurezza, vero?

-Senti un po’, ragazzina, non provare a fare la furba con me. A cosa stai lavorando lì?

-Non so se posso spiegartelo con parole che conosci. Potresti chiedere a Parker di insegnarti come si usa un dizionario, se proprio ci tieni.

-Ti darei volentieri una lezione se tu non fossi...

-Una ragazza? Un’invalida?

-Stavo per dire “autorizzata a stare qui”. Sei sempre così sulla difensiva con tutti?

-Più o meno. Anche se Stegron mi rende nervosa – ammette Melati, avvicinandosi all’uomo-dinosauro.

-Tranquilla, è innocuo. Ci credi che si è trasformato in questa cosa di sua spontanea volontà? Quanto bisogna essere fuori di testa per voler diventare dei rettili?

-O quanto disperati – aggiunge Melati, appoggiando una mano sulle scaglie di Stegron come se stesse cercando di consolare un animale ferito. Quando la mano diventa verde, però, la ritrae subito.

-Attenta! Stai bene? – chiede Marko, allontanandola da Stegron.

-Sì, non mi ha fatto male. E’ ancora più che vivo... non senti cosa sta dicendo?

-Sarà in caso di farti vedere da un medico – decide Marko, iniziando a spingere la sedia a rotelle verso l’uscita; quando Melati mette le mani sulle ruote, però, nonostante pesi la metà della montagna di muscoli che è Flink Marko lui non riesce più a spostarla di un centimetro.

-No. Basssta dottori – risponde la ragazza, voltandosi di scatto. Afferra Marko per un braccio e lo scaglia dall’altra parte del laboratorio come se fosse una bambola di pezza; si è mossa troppo rapidamente perché lui possa trasformarsi in sabbia, e quando picchia la testa contro il muro è ancora di carne e sangue.

Peter Parker sceglie proprio questo momento per rientrare nel laboratorio: la prima cosa che vede è un Uomo Sabbia privo di sensi, Melati che si è alzata in piedi con le gambe di rettile che le sono cresciute mentre si sta trasformando in Komodo, e come se non bastasse anche Stegron si sta sollevando.

-Il mio sssonno è terminato! L’era dei dinossssauri inizia! – proclama il mostro.

-Melati! Cosa ti avevo detto riguardo i mostri terrificanti? – chiede Peter, come sempre usando l’umorismo per mascherare la sua preoccupazione: al risveglio di Stegron il laboratorio ha lanciato un allarme automatico ed ha sigillato le porte, impedendogli di fuggire.

-Quanti sssangue caldo ci sssono in questo luogo? – chiede Stegron.

-Non abbassstanza da fermarci, mio sssignore – risponde Komodo chinando il capo in segno di rispetto: è evidente che il potere di Stegron di controllare i rettili si estende a quelli umanoidi.

“Okay, è brutta. Komodo non è pericolosa quanto Lizard ma non è un peso piuma, Stegron è forte almeno il doppio di me, e ci sono delle telecamere in questo laboratorio quindi non posso agire da Uomo Ragno... anche perché non ho il costume sotto gli abiti civili. Che faccio adesso?”  si domanda Peter.

-Ho bisssogno di energie per combattere. Cibo – dice Stegron, leccandosi il muso.

-Non lo farei se fossi in te, amico. Ho una pessima dieta.

-Fermo. Non puoi mangiare il mio professsore - obietta Komodo, afferrando Stegron per una spalla; l’uomo-dinosauro reagisce ruggendole in faccia, minaccia a cui lei reagisce saltandogli addosso con gli artigli sguainati. Mentre i due rettili sono impegnati a cercare di sbranarsi a vicenda, Peter si carica in spalla Flint Marko e salta sul soffitto.

“Devo stare attento a restare nelle zone che non sono inquadrate dalle telecamere” pensa, affidandosi al Senso di Ragno sia per evitare un colpo di coda di Stegron che per preservare la sua identità.

“Ho bisogno di più spazio libero per combattere quei due, ma non posso sfondare la porta senza svelare la mia identità. E mi tornerebbe parecchio comodo avere l’Uomo Sabbia dalla mia parte in uno scontro del genere. Andiamo, Peter, pensa! Dev’esserci qualcosa che puoi fare per cavartela, no?” pensa l’arrampicamuri, mentre Stegron scaglia Komodo a terra e la tiene bloccata sedendosi sulle sue gambe.

Lei si ribella come un animale in gabbia, ma i suoi artigli non sono abbastanza affilati da intaccare scaglie che potrebbero resistere ad un colpo di cannone.

-Lasciami andare! Non sono una tua nemica!

-Sssei come me. Dovresssti esssere al mio fianco, esssere la mia compagna; asssieme potremmo dare vita ad una nuova ssspecie!

-Non esco con i fossili – replica Komodo, cambiando strategia: invece di usare gli artigli per cercare di fermare Stegron, li usa per amputarsi le gambe. Stegron è sorpreso dalla mossa e non le impedisce di allontanarsi usando la coda, ma la mossa l’ha decisamente inferocito: si alza in piedi e lancia un terrificante ruggito dai suoi due metri e mezzo d’altezza.

Ruggito interrotto quando qualcosa gli si conficca tra le fauci: una giacca nera raggomitolata.

-Dottor Parker!? – si meraviglia Komodo, rialzandosi in piedi sulle gambe che le sono già ricresciute.

-Sveglia Marko! Mentre Stegron è distratto! – la incita, pensando:

“Con un po’ di fortuna penseranno che abbia fatto ingoiare a Stegron solo la giacca che ho preso all’Uomo Sabbia e non si accorgeranno che è rinforzata con una cartuccia di fluido per ragnatele”

Stegron si agita così tanto da distruggere una delle telecamere con la coda, lasciando a Peter la possibilità di schivare alcuni dei suoi colpi senza doversi preoccupare dell’identità segreta. Anche Komodo non gli sta prestando attenzione, sapendo di non avere molto tempo da perdere.

-Questo farà un po’ male – lo avvisa prima di graffiare una gamba di Flint Marko.

L’Uomo Sabbia si risveglia urlando proprio quando Stegron riesce a sputare la giacca. Si prepara a squartare vivo Peter Parker, fermandosi solo quando sente qualcuno picchiettargli un dito sulla schiena.

-Il dottor Stegron, presumo – dice l’Uomo Sabbia, colpendo l’uomo-dinosauro dritto sul muso usando un pugno composto di sabbia compatta, più resistente della roccia.

E’ un colpo abbastanza forte da sfondare il muro alle sue spalle, ed i due continuano lo scontro al di fuori del laboratorio mentre Komodo si affretta a controllare lo stato di salute di Peter.

-Dottor Parker! E’ stato ferito?

-Solo nel senso dell’umorismo: hai sentito che razza di battuta ha usato l’Uomo Sabbia?

-Non è il momento di scherzare! Stegron è del tutto fuori controllo, come lo fermiamo!?

Nel corridoio fuori dal laboratorio, l’Uomo Sabbia si sta facendo la stessa domanda. Stegron riesce ad incassare senza troppi problemi i suoi pugni, ed anche il tentativo di sommergerlo nella sabbia non serve a nulla: il dinosauro umanoide riesce a sgusciare fuori dalla trappola senza troppa fatica.

-Ssstolto mammifero! Nesssuno può fermare Ssstegron! Nesss-

-Così può bastare – lo interrompe una voce femminile.

Con sorpresa dell’Uomo Sabbia, nell’arco di pochi secondi Stegron è intrappolato in un blocco di ghiaccio che sembra essere uscito dal nulla. I responsabili sono un gruppo della sicurezza del Progetto PEGASUS, guidati da una donna dai capelli rossi in camice da laboratorio che imbraccia un fucile futuribile.

-Dottoressa Necker!? Dove ha preso un raggio congelante!?

-Al piano di sotto. Dovrebbe studiarsi meglio l’inventario, signor Marko.

-Un attimo, avevate un raggio capace di tenere sotto controllo Stegron? Chi ha avuto la brillante idea di NON tenerlo nello stesso laboratorio dove lo studiavamo? – chiede Peter Parker.

-Una disattenzione che non si ripeterà – risponde la dottoressa.

“Ed il modo migliore per studiare come ti saresti comportato in una situazione critica” pensa la donna.

-Non riesco a credere a quanto sia inefficiente il livello di sicurezza di un’installazione simile; considerando il genere di cose che trattate, avete la responsabilità di tenerle sotto maggior controllo. Senza offesa, Marko.

-No, Parker ha ragione. Ho perso anche la giacca – sospira l’Uomo Sabbia.

-Se proprio ci tieni, l’ho recuperata – dice Komodo, uscendo dal laboratorio tenendo a debita distanza una giacca sgualcita che gronda saliva di dinosauro e sangue verde.

-Ripensandoci, il look originale è sempre il migliore – risponde l’Uomo Sabbia.

 

Un appartamento di Harlem

Sha Shan rientra a casa, richiudendo a chiave la porta dietro di sé: non è esattamente uno dei quartieri più sicuri della città e non può essere troppo sicura.

Quando è tornata in America non pensava che avrebbe mai rivisto Flash, specialmente perché era morto.

Ora non solo corre il rischio di spezzarle di nuovo il cuore, ma di distruggere tutto ciò a cui ha lavorato così duramente. Sovrappensiero per tutto quello che è capitato durante la giornata, non si accorge di essere sola in casa finché non sente una voce femminile proveniente dal salotto.

-Problemi, signorina Nguyen?

-Come hai fatto ad entrare!? – risponde Sha Shan, afferrando il bastone che tiene vicino alla porta d’ingresso e preparandosi a combattere. Quando preme l’interruttore della luce, però, l’appartamento resta al buio.

-Stia tranquilla, signorina. Posso chiamarla Sha Shan? Dopotutto, siamo amiche.

-Non so neanche chi sei o cosa ci fai in casa mia!

-Casa tua, Sha Shan? Con tutti i soldi che ci devi, questa è casa nostra. Almeno fino a quando non avrai estirpato il tuo debito.

-Sei del Franchise – capisce Sha Shan, mettendo via il bastone.

-Sono solo una mediatrice, ma mi piace aiutare la gente. So che stai passando un brutto periodo: ci sono parecchi delinquenti da queste parti, e sappiamo entrambe che non puoi andare alla polizia.

-Mi state pedinando?

-Il Franchise aiuta la gente ed in cambio riceviamo parecchi favori. Uno di questi è essere informati se qualcuno che ci deve dei soldi rischia di non essere più in condizioni di pagare. Ma, come ho detto, il Franchise aiuta la gente, ed abbiamo qualcosa che può aiutare te – spiega la donna, avvicinandosi a Sha Shan. Al buio è impossibile riconoscerla, e lascia qualcosa nelle mani di Sha Shan: un lanciaragnatele.

-Sappiamo che hai avuto a che fare con l’Uomo Ragno, quindi saprai cos’è questo e quanto vale.

-Non posso fare altri debiti.

-Niente soldi, Sha Shan. Ci dovrai solo un favore, a tempo debito. Dopotutto, come ho detto, il Franchise aiuta la gente – spiega la mediatrice con tono amichevole.

Eppure Sha Shan non riesce a scacciare la sensazione di aver venduto l’anima quando accetta la proposta.

 

Progetto P.E.G.A.S.U.S, monti Adirondack

C’è voluta quasi un’ora per firmare tutti gli accordi di segretezza: se mai provasse a raccontare quello che è successo oggi, Peter Parker si ritroverebbe in un mare di guai. In cambio del suo silenzio, il Progetto ha promesso di non rivelare le capacità super-umane di Melati.

Di nuovo in forma umana, ora che la ragazza indossa un’uniforme del Progetto al posto degli abiti stracciati dalla trasformazione, può chiedere al suo professore:

-Posso contare anche sul suo silenzio, dottor Parker? Non sono pronta a rivelare il mio segreto.

-So che può sembrare difficile crederlo, ma so tenere la bocca chiusa quando devo.

-Grazie. Non le interessa neanche sapere come sono diventata così?

-Che tu sia una mutante o sia stata morsa da una lucertola radioattiva, per me è lo stesso: non avrai crediti extra nel tuo corso di studi.

-Le interessa ancora l’università, dottore? Credevo volesse venire a lavorare qui.

-Sarebbe bello. Ma ho altre responsabilità oltre alla scienza, e non posso abbandonarle.

-Responsabilità come una moglie che è uno schianto?

-Melati...

-Ma guarda, nessun “signorina Kusuma”?

-Ho l’abitudine di chiamare per nome chi mi salva la vita. E’ un vezzo.

-Anche io le devo la vita; Stegron mi avrebbe uccisa se non l’avesse distratto. Anche se non ho capito come ha fatto: l’ingresso al laboratorio era a sinistra di Stegron, ma dopo che ha lanciato la giacca era a destra.

-Parker, Kusuma, avete un minuto? – chiede l’Uomo Sabbia entrando nella stanza, ottenendo l’eterna gratitudine di Peter per aver cambiato argomento. Anche se, ovviamente, non può evitare di fare battute.

-Non lo so se possiamo fidarci di qualcuno che va al lavoro senza una giacca.

-Volevo dirle che ho preso sul serio le sue parole sulle responsabilità del Progetto, e che ho intenzione di ristrutturare l’intero sistema di sicurezza.

-Avrei scommesso che avresti semplicemente lasciato il posto.

-Ho smesso di scappare quando le cose si fanno difficili.

-Wow. Certo ne hai fatta di strada da quando minacciavi il preside Davis per ottenere il diploma.[F]

-Come fai a sapere di quella storia!?

-Ero lì. Ci credi che l’Uomo Ragno l’ha sconfitto con un aspirapolvere? – chiede a Melati.

-Aspetta, aspetta un secondo. Sei quel Parker? Il fotografo? Da quando sei uno scienziato!?

-Da qualche anno o da sempre, dipende a chi lo chiedi.

-Di tutte le coincidenze... almeno questa volta non è saltato fuori il Ragno. Quel tizio è sempre in mezzo ai piedi soltanto se non ne hai bisogno.

-Oh, direi che ce la siamo cavata benissimo anche senza di lui. Se volete scusarmi, devo andare a dire di no alla dottoressa Necker – si congeda Peter, lasciando la stanza ed un confuso Uomo Sabbia.

-Non può essere un genio se dice di no ad uno schianto come la dottoressa.

-Signor Marko, se non le dispiace avrei una domanda per lei: ha mai visto questo oggetto? – gli domanda Melati, mostrandogli una piccola cartuccia metallica più piccola di un accendino.

-Come no, è uno dei caricatori del lanciaragnatele dell’Uomo Ragno. Dove l’hai trovato?

-Non ha importanza, ma grazie per la conferma – risponde Melati.

“Era nella tua giacca. Siccome dubito che tu te ne vada in giro con una cosa del genere, Parker è l’unico che può aver avuto il tempo di nasconderla lì. C’è una sola spiegazione... Parker è l’inventore della ragnatela dell’Uomo Ragno!” – deduce la ragazza.

 

CONTINUA

 

 

 

 

 



[A] Per esempio, Marvel Team-Up Annual 5 (in Italia, Uomo Ragno Star Comics 129)

 

[B] Su Vendicatori MIT #92-93

 

[C] Non letteralmente l’ultima volta in cui si sono visti, ma è veramente successo su Amazing Spider-Man 275 (in Italia, Uomo Ragno Star Comics 70)

[D] Per la precisione, è Red Headed Woman di Springsteen

[E] Arte marziale vietnamita

[F] Nella prima apparizione dell’Uomo Sabbia, Amazing Spider-Man 4 (in Italia, Uomo Ragno Corno 4 o Uomo Ragno Classic 2)